L’odore è insopportabile già dalla rampa. “Si metta la sciarpa sopra la bocca e stia attenta a dove mette i piedi”, i residenti sono abituati, come se fosse possibile. Abituarsi alla puzza, ai topi, allo strato di liquami che invade i garage delle palazzine popolari all’Albuccione di piazza Aldo Moro. Sono lì da due anni, giorni meglio, altri peggio, dal 2015 il Comune di Roma non manda nessuno a svuotare la fossa biologica. Gli stabili sono infatti di Roma Capitale. I residenti quindi sono cittadini di Guidonia Montecelio ma dipendono dal Campidoglio per la “vita” delle loro case. In questo sdoppiamento, la divisione di competenze non funziona, in niente. I garage, sotto il livello della strada, sono impraticabili. La fossa biologica fuori non viene liberata, e così i liquami trovano sbocco qui sotto, uscendo dai tombini in quantità industriale. “Prima entro 48 ore intervenivano, adesso quando chiamiamo – spiegano facendosi strada tra le pozzanghere nere – non succede niente. Stiamo così da due anni, è pieno di topi, mettiamo le trappole, ma c’è un serio problema igienico sanitario”. Che ricade su 60 famiglie, quelle delle tre scale nelle due palazzine, anche se assicurano, dall’altra parte della strada è la stessa identica cosa. “Non si può andare avanti così non sappiamo più a chi chiedere aiuto”, dicono appena riusciamo all’esterno a respirare, anche se l’odore ci segue fino al marciapiede. Il numero di Roma Capitale al quale telefonare, è chiaramente un call center. L’operatore è cortese, prende nota e invia il “sollecito”, l’ennesimo, ma poi non accade nulla. Prima a occuparsi del servizio era Ama, ora una ditta non meglio specificata, l’operatore non sa nemmeno quale. Suggerisce alla famiglia che si è presa la briga di telefonare per la decima volta (o più), che il lavoro può essere svolto anche da loro, chiaramente a spese proprie, ma comunque per farlo è necessario farsi autorizzare da Roma Capitale. Per una mancanza dello stesso Comune. Roba da non credere, eppure è così. E a Guidonia Montecelio? Il Comune si gira dall’altra parte, la competenza non è la loro. Sarà. Eppure, si sfoga una signora, “siamo cittadini come gli altri, paghiamo le tasse e siamo costretti a vivere in queste condizioni”.
Gea Petrini
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