Home Cronaca Al museo di Montecelio la mostra “Il dio persiano dal manto stellato. Il culto di Mitra tra Lazio ed Etruria”

Al museo di Montecelio la mostra “Il dio persiano dal manto stellato. Il culto di Mitra tra Lazio ed Etruria”

Al museo di Montecelio la mostra “Il dio persiano dal manto stellato. Il culto di Mitra tra Lazio ed Etruria”

Il Museo Civico Archeologico “Rodolfo Lanciani” di Guidonia Montecelio ospiterà la mostra “Il dio persiano dal manto stellato. Il culto di Mitra tra Lazio ed Etruria”, che vedrà la sua inaugurazione sabato 16 giugno. L’esposizione è ampliata dai reperti del territorio tiburtino-cornicolano della mostra “Vulci e misteri di Mitra. Culti orientali in Etruria”, già ospitata al Museo Archeologico Nazionale di Vulci e nella Villa Savorelli a Sutri (Vt), e dall’apparato scultoreo rinvenuto nel 1975 nel mitro di Vulci, che illustrano la larga diffusione del culto di Mitra in ambito etrusco e laziale. L’iniziativa è promossa dalla soprintendenza archeologica, belle arti e paesaggio per l’Area metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale Comune di Guidonia Montecelio e Comune di Guidonia Montecelio in collaborazione con la sezione Cornicolana del gruppo archeologico Latino.

Cosa vedremo. Il corredo scultoreo e ceramico del mitreo, risalente al III sec. d.C., è stato rinvenuto nel 1975 in una domus della città romana di Vulci, tra cui spiccano due gruppi marmorei raffiguranti la tauroctonia. Numerosi sono i riferimenti nel ricco apparato illustrativo agli altri mitrei attestati in Etruria, che fanno della Regio VII, soprattutto nella parte meridionale più vicina all’Urbe, un ambito privilegiato per lo studio della diffusione del mitraismo nel mondo romano.
Anche nel territorio tiburtino-cornicolano, strettamente legato a Roma, numerose sono le testimonianze del culto, come dimostrano il bassorilievo in marmo recuperato nel 1953 a Montecelio, interessanti vasi liturgici rinvenuti recentemente nello scavo di due ville a Guidonia e a Marcellina (in mostra) e le iscrizioni note da tempo a Tivoli (Tibur). Il dio appare abbigliato con il “manto stellato” nell’iconografia classica che lo vede compiere il vigoroso gesto di uccidere il toro.
Sin dalle origini indoiraniche, poiché combattente contro il male, Mitra significò la luce e la vita, tanto da essere identificato con il Sol Invictus, particolarmente venerato fra i soldati che lo elessero a simbolo di fedeltà verso l’imperatore. La religione mitraica penetrò in Occidente nel I sec. d.C. e si diffuse rapidamente anche in seno alla casa imperiale, come dimostra il favore elargito da vari imperatori soprattutto fra il III e il IV secolo fino a Costantino. Il credo mitraico, che contese il passo al Cristianesimo, prometteva ai fedeli (solo uomini) iniziati ai misteri la salvezza e l’immortalità attraverso il potere rigenerante del sangue del toro ucciso da Mithras. La tauroctonia, quindi, è la scena topica di tanti rilievi e pitture rinvenuti non solo nei mitrei (in genere ricavati in ambienti semipogei) dei centri urbani, ma anche nelle campagne.

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