Addio a Luisa Rettighieri, “la più brava tra i presidi”

di Eusebio Ciccotti

Per noi “dirigenti scolastici” dell’area tiburtina è stata un modello cui guardare per imparare il delicato mestiere del preside. Si chiamava, lo dico per i lettori lontani dal mondo della scuola, Luisa Rettighieri.

Ex docente di matematica, nota per la sua chiarezza espositiva e il limpido metodo didattico, amata da generazioni di studenti, sempre vicino alle famiglie, portava in classe l’amore per lo studio. Da preside, dopo esperienze di capo d’istituto in altre regioni d’Italia (in Emila e in Toscana, a quel tempo il concorso era nazionale) era approdata al conosciuto Liceo Scientifico “Lazzaro Spallanzani” di Tivoli.

 Con le sue ampie e anticipatrici, sui tempi, vision e mission didattiche, aggiunse all’indirizzo Scientifico, il Liceo Linguistico e l’opzione di Scienze Applicate. In pochi anni elevò la qualità dello Spallanzani di Tivoli che i successori prèsidi, tutti degni di quella poltrona, hanno avuto difficoltà a mantenere a quei livelli. 

A quel tempo, primo decennio del nuovo secolo, l’altro liceo Scientifico tiburtino, il “Majorana” di Guidonia Montecelio, attraversava un appannamento dovuto ad una inarrestabile successione di diverse presidenze, prima di un autentico “Rinascimento”. Cui contribuì, indirettamente, anche la preside Luisa Rettighieri.

E qui parte il ricordo personale. Nel 2004 vinco un posto per “dirigente scolastico”. Solo in due passammo il concorso ordinario, per la secondaria superiore, nell’area tiburtina. Eravamo ventotto candidati. Dall’Ufficio regionale scolastico, durante il corso preparatorio, ci venne detto di “trovarci” un preside-tutor e di indicarlo. Rapidamente. Come si fa? “Dovete contattare i presidi in servizio. Chi voglia accogliervi. Meglio se del vostro distretto”. Chiamai lo Spallanzani dal cellulare chiedendo della preside. La linea cadde, riprovai, ma non riuscii a contattare la scuola; quel giorno vi erano problemi con le linee telefoniche. Bisognava indicare urgentemente il nome del ds e dell’Istituto accogliente. Chiamai un altro preside, Mario Segatori, preside dell’Istituto d’Arte e Professionale Moda di Tivoli. Riuscii a contattarlo. Mi accettò come tirocinante.  Mario Segatori mi apparve, sin dai primi incontri, un autentico gentiluomo, fine e colto. Esperto di scuola come pochi. Poi seppi che era amico e collaboratore della preside Rettighieri.

A fine tirocinio dal preside Mario, richiamai la preside Rettighieri, mi presentai, la conoscevo per chiara fama. Chiesi un appuntamento. Me lo accordò subito. Quando ci incontrammo ero un pochino in difficoltà. Le raccontai che sei mesi prima, per un semplice problema di linee telefoniche, non riuscii a mettermi in contatto con lei per il tirocinio. Che ormai lo avevo terminato dal suo collega Mario. Ella, mi disse che avevo fatto una ottima scelta. Non fece altro che parlarmi bene del suo collega e amico Mario, ex compagno di classe al liceo!  

Le chiesi se potevo aggiungere delle presenze in più, per rafforzare il mio tirocinio, recandomi allo Spallanzani, come uditore al collegio docenti e andare a trovarla per porle dei quesiti, considerato che mi era stato affidato un Liceo Scientifico, ossia lo stesso indirizzo dello Spallanzani. Ella fu felice di accogliermi. Mi disse che conosceva le mie attività come docente di scuola e docente universitario, anche tramite suo fratello Marco, un ricercatore di fama nazionale, al tempo mio conoscente. Mi invitò ad assistere ad un collegio docenti già il giorno dopo. Arrivai entusiasta al Liceo Spallanzani. L’Istituto mi fece una ottima impressione. Mi presentò ai docenti come neo preside del Liceo Majorana di Guidonia Montecelio.

Nei primi due anni di mia presidenza a Guidonia, la chiamavo almeno una volta al mese per chiederle dei consigli. Luisa mi rispondeva sempre, ed era disponibile nel consigliarmi. Nel frattempo scopersi, dai miei docenti, che suo nipote, figlio di Marco, frequentava il Liceo Majorana. Seppi, poi, da lei, che non lo volle allo Spallanzani, per non dare adito a illazioni circa le eventuali raccomandazioni. Sia lei che Marco, mai mi chiesero, come preside, una cortesia per il ragazzo. Questo per dire della serietà e correttezza della famiglia Rettighieri.

Luisa seguiva le iniziative didattiche e culturali al Majorana, complimentandosi con me e i docenti, sinceramente, senza invida. Mi ha sempre considerato un preside interessato alla sperimentazione. Posso dire, senza vanteria, che mi stimava. Leggeva le mie pubblicazioni e si congratulava.

Lasciato lo Spallanzani, essendo entrata in quiescenza, non si arrestava un minuto. Passa alla direzione del Professionale Rosmini. Con il sostegno della Città di Tivoli e della Regione Lazio, dell’onorevole Marco Vincenzi che crede nella scuola da sempre, e grazie alla preziosa collaborazione dei suoi orientatori e docenti, compie un miracolo. Trasforma un mediocre Istituto professionale di provincia in una fucina di alta specializzazione, autentico avamposto europeo: il Tivoli Forma. Attualmente con quattro indirizzi di sicura professionalità: Cura della persona, Alberghiero, Meccanico, Cura del verde.   

Nel maggio 2019 la chiamo e le faccio i miei complimenti per il Tivoli Forma. “Eusebio, quando vuoi, vieni a trovarmi!” “Passa domani.” “Ti aspetto.”  Mi accoglie con il suo noto garbo, mi offre un caffè. Poi, con la serietà e l’emozione di una giovane ricercatrice, mi mostra le nuove cucine per l’indirizzo alberghiero, appena scaricate, ancora imballate. Passammo un paio d’ore in colloquio: grande scambio di esperienze e idee. Le proposi di attivare un indirizzo professionale per tecnici di video e cinema. in collaborazione con l’I.I.S. di via Roma, soprattutto dopo la creazione, all’interno del Majorana, della sala cinema “Mario Verdone”, e del laboratorio permanente di ripresa e montaggio, con 23 cortometraggi realizzati tra il 2016 e il 2019. Con l’ideazione del primo Festival Internazionale delle Scuole di Cinema: “Ti seguo, ti seguo. Complimenti. Dai, facciamolo, mi interessa. Ci vuole un tale indirizzo per il territorio!”. Poi la pandemia ci ha bloccato.  

La sua dipartita ci ha colto di sorpresa. Ora siamo tutti culturalmente più poveri. Ma dobbiamo far tesoro del suo entusiasmo, della sua creatività, del suo intuito pedagogico, della sua umiltà nel lavoro, di quel suo tocco di delicatezza e stile davvero rari. La preside Luisa Rettighieri era unica. La più brava.