“Hai fatto un errore, ma hai pagato un prezzo troppo alto figlio mio. Perché non eri cattivo, di cuore eri buono”. Si è disperato così davanti alla bara del figlio, attorniata da centinaia di amici e conoscenti, il padre il Emanuele Taormina, 23 anni, rimasto ucciso il 12 giugno durante la tentata rapina ai danni dell’addetto di una ditta di ortofrutta diretto in banca per versare l’incasso: il 23enne è stato colpito da un poliziotto fuori servizio intervenuto per sventarla. Il complice, il coetaneo Simone Brunetti, è rimasto gravemente ferito. I due erano entrati in azione con passamontagna e pistole, che poi si sono rivelate giocattolo. E’ successo a Collefiorito, tra via degli Aromi e il vicino parchetto. Per ricostruire la dinamica sono in corso le indagini e gli approfondimenti della procura di Tivoli, in base alle perizie e alle diverse testimonianze raccolte dagli investigatori tra chi ha assistito a quelle drammatiche scene. Il poliziotto è indagato per eccesso colposo di uso legittimo delle armi. Ieri è stato il giorno dei funerali, tra Roma e l’Albuccione: prima la funzione religiosa nella chiesa evangelica di via dei Bruzi a San Lorenzo, poi il passaggio nella piazza dell’Albuccione e ancora in zona La Sorgente davanti al bar degli amici che lo hanno salutato con musica e palloncini bianchi. RedCro
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