di Gea Petrini
Emanuele Di Silvio, candidato sindaco del centrosinistra, domenica Guidonia Montecelio va al voto. Quanta affluenza si aspetta?
Diciamo che questa è la vera scommessa: portare i cittadini dopo le inchieste giudiziarie e i servizi continuamente decimati alle urne. Ricostruire il rapporto di fiducia con gli elettori, indipendentemente dall’orientamento politico non è solo una priorità, è vitale. Posso dire solo che mi auguro di vedere i guidoniani esercitare un diritto e una scelta oggi più che mai vitale per il futuro. Io non mi piego al grido di protesta generale, al “tanto sono tutti uguali”.
E’ stata una campagna elettorale anomala, che tipo di umori ha trovato andando in giro per i quartieri?
Abbiamo incontrato moltissimi cittadini, la nostra è stata una campagna elettorale che si è svolta principalmente nelle strade e nelle piazze, come è giusto che sia. Come sono gli umori? Diversi tra loro, c’è molta rabbia per i tagli ai servizi e le tasse troppo alte: quando si spende molto e si ottiene poco o addirittura niente la frustrazione prende il sopravvento e non può essere altrimenti. Ma c’è anche una parte della città che guarda con fiducia al futuro, che crede nella buona politica e nella possibilità, concreta, di migliorare. Noi siamo quelli che non si arrendono alle difficoltà, abbiamo forze nuove, progetti e idee per tornare a crescere e siamo pronti a metterle in campo.
Cosa chiedono i cittadini?
Trasparenza, competenza e rispetto, che vuol dire anche avere servizi adeguati ad un comune come questo e una gestione delle risorse, che in buona parte arrivano dai contribuenti, pulita.
Alle spalle ci sono mesi scanditi dagli scandali giudiziari. Che idea si è fatto e da dove ripartire?
Da quello che le dicevo all’inizio, dal rapporto tra i cittadini e la politica, dalla ricostruzione di un legame di fiducia che è stato piegato dalle vicende degli ultimi anni. Abbiamo bisogno di porre nuove basi per rinsaldare quella relazione di scambio e di reciprocità lesa da un passato vivo nella memoria collettiva. Non si deve dimenticare ma bisogna gettare fondamenta nuove.
In diverse occasioni pubbliche ha detto che la situazione finanziaria non è poi così drammatica, che non c’è il default. Vorrei capire cosa intende visto che c’è un buco da 43 milioni di euro e la strada intrapresa è quella del piano di riequilibrio, che di fatto è un dissesto guidato.
Il piano di riequilibrio è un documento tecnico stilato per far quadrare i conti da una squadra di tecnici. Non c’è politica, chiaramente, e quindi non ci sono indirizzi se non quello di fare in modo che uno più uno faccia due. Non sto contestando quanto redatto dal commissario prefettizio, capiamoci, sto solo dicendo che il dissesto guidato di cui lei giustamente parla può essere rivisto con linee di indirizzo diverse da quelle legate alla pura matematica, avendo come stelle polari il welfare, che non può e non deve essere toccato, e il decoro urbano. Non vendo favole, le difficoltà economiche non possiamo e non vogliamo nasconderle sotto il tappeto, ma credo sia necessaria prima una ulteriore ricognizione dei debiti e poi un piano che salvi i servizi essenziali. Ci attenderanno anni di sacrifici, non possiamo negarlo, ma possiamo restituire al comune quello che sta perdendo giorno dopo giorno. Abbiamo già in cantiere idee e progetti per recuperare il gap attuale e lo faremo già nei primo 100 giorni di governo.
Le responsabilità se le casse pubbliche sono in queste condizioni di chi sono?
Le responsabilità sono sempre della politica, chi vince in un contesto democratico e libero ha un compito da portare a termine e dovrebbe averlo sempre chiaro in mente. A volte non succede e le conseguenze sono storia recente.
Poniamo il caso: Di Silvio vince ed è sindaco. Sul fronte tasse e servizi, cosa potrà fare? Concretamente.
Partiremo subito dalla rimodulazione del piano di riequilibrio, come dicevo prima, e dal reperimento di nuove risorse che ci consentiranno di dare ossigeno alle casse comunali. Non andiamo a braccio, abbiamo bene in mente dove andare a recuperare e come risparmiare senza tagliare ancora. L’altro fronte su cui lavorare è quello degli appalti: sarà necessario rivedere gli affidamenti esterni dal punto di vista economico per poter da una parte diminuire la pressione fiscale dall’altra garantire i servizi che stiamo perdendo. Per fare tutto questo abbiamo bisogno di una macchina amministrativa forte e competente, in grado di dare risposte immediate.
Lo scuolabus è meglio dimenticarlo?
No, è meglio pensare di poterlo rivedere in strada a metà del prossimo anno scolastico e intanto mettere in campo una strategia a breve termine che si basi sulle effettive richieste delle famiglie. Penso al piedibus, per esempio, che potrebbe essere riproposto quartiere per quartiere. Una soluzione tampone in attesa della rimodulazione degli affidamenti esterni a cui accennavo prima.
Durante i mesi delle trattative che sono state un vero caos, lei era contrario ad imbarcare esponenti della ex maggioranza. Lo stesso Cerroni, paventato in una fase come papabile candidato di centrosinistra, rientrava in quella categoria e quindi bocciato. Perché allora ha accettato di avere Silvia Mazza in una lista che la sostiene? Non era tra coloro che hanno votato il bilancio?
Silvia è stata un’amministratrice giovane e capace che ha creduto fino alla fine in un progetto politico smentito dai fatti e di cui oggi lei stessa, viste le scelte politiche fatte, riconosce i limiti. Siamo stati in consiglio comunale contrapposti per anni l’uno contro l’altra. Ad unirci oggi è la volontà di fare qualcosa insieme per questa città partendo da una visione comune che parla di rinnovamento e cambiamento.
Cerroni dice: il vero punto dolente non è Silvia Mazza ma che nel centrosinistra ci sia un partito, Alternativa Popolare, che è stato al governo con Rubeis sette anni. Che ne pensa?
Penso che Cerroni è stato il presidente del consiglio comunale del secondo mandato Rubeis con un suo assessore in giunta, io c’ero ma tra i banchi dell’opposizione.
Crede che queste elezioni saranno quelle del voto disgiunto? Glielo chiedo in maniera più chiara: si aspetta da una parte del Pd qualche tiro mancino? D’altronde De Vincenzi lo aveva detto in una intervista: non voteremo Di Silvio.
Il Pd è un grande partito che negli anni si è assunto importanti responsabilità a livello nazionale e locale e confido nel fatto che anche questa volta non si tiri indietro. Abbiamo avuto le frizioni che tutti conoscono ma mi auguro che nessuno, a maggior ragione Domenico che è una parte importante della nostra storia politica in città, perda l’occasione di poter dare il proprio contributo fattivamente per riportare il centrosinistra dopo otto anni alla guida del comune.
Ha già in mente una squadra di governo?
Ho in mente un progetto e le competenze che ci vogliono per dargli vita. I nomi sono secondari.
Teme di più Barbet o Cerroni? Che ne pensa delle loro proposte?
Penso che tutti i candidati abbiano il nostro stesso obiettivo: risollevare Guidonia Montecelio. Abbiamo visioni diverse della città e un progetto che si muove su binari che spesso non sono neanche paralleli, saranno gli elettori a stabilire quale sia più convincente. Ci vediamo dopo l’11 giugno.
Leave a Reply
You must be logged in to post a comment.