Numeri in bilico per l’approvazione del Bilancio. Si è dimessa ieri mattina l’assessore di Guidonia Montecelio Mariangela Ranaldo, espressione dei consiglieri comunali Anna Maria Vallati e Mario Valeri, per il venire “meno del rapporto di fiducia con l’amministrazione”. Lo spiffero è diventato un vortice per la maggioranza a rischio scioglimento in vista del consiglio comunale di lunedì. Avvocato, 33 anni, entrata nella Giunta guidata dal facente funzioni Andrea Di Palma a dicembre scorso. Pochi mesi nella stanza delle Attività Produttive, Lavoro, Sport, Cave, Sportello Europa.
Il commento dell’ormai ex assessore – “Ritengo di aver avuto a cuore gli interessi della città che sono stata chiamata ad amministrare svolgendo il mio ruolo con impegno e rispetto del consiglio e dei colleghi di Giunta – dice la Ranaldo – oggi mi sembra che non mi venga più riconosciuto tale impegno e che non ci siano più le condizioni politiche per lavorare bene per la città di Guidonia Montecelio. Venendo meno il rapporto fiduciario con l’amministrazione ho deciso di rassegnare le dimissioni”.
Il retroscena – C’è la lettera inviata alla ormai ex delegata dal sindaco sostituto, un richiamo per le assenze dalla Giunta, come quella che ha dato il via libera al Bilancio. Il nodo è la posizione dei consiglieri che hanno indicato la Ranaldo in Giunta. Valeri e Vallati possono decretare la fine dell’amministrazione votando contro il Bilancio che approda in consiglio lunedì in prima e martedì in seconda convocazione. Ecco perché le dimissioni dell’assessore giovedì hanno aperto una girandola di reazioni tra le componenti del centrodestra.
Lunedì la prova del consiglio – Nove i consiglieri dell’opposizione (se saranno tutti in aula), due già i consiglieri di maggioranza su una linea critica (Stefano Sassano e Aldo Cerroni che ha lasciato da poco la presidenza), con Valeri e Vallati i numeri già non ci sono più, senza considerare che neanche l’ipotesi dell’astensione mette al sicuro il Palazzo. Il gruppo Cipriani infatti come ripetuto a più riprese al facente funzioni in questi giorni non dovrebbe accettare un’approvazione del Bilancio a undici consiglieri, senza un’assunzione complessiva della maggioranza che ha voluto andare avanti con il governo, non parteciperanno al voto. Si aprono tre giorni di pressing e trattative serrate.
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