“Le case dove andare a vivere temporaneamente ce le siamo trovate da soli e non è vero che il Comune ci ha trovato una sistemazione”, è questo ciò che sostiene Francesco Bianco, residente al primo piano della palazzina di via Giolitti, passata tristemente alla cronaca dopo l’incendio del 17 marzo. Come noto subito dopo il tragico evento gli abitanti della palazzina sono stati dislocati negli alberghi di zona a spese del Comune. Dopo due settimane, tuttavia, il Comune non poteva più pagare vitto e alloggio e, quindi, venerdì scorso si è presentato il problema su dove collocare le 14 famiglie, visto che anche chi ha la casa agibile non può ancora accedere nella propria abitazione dato che la palazzina è sotto sequestro. “L’unico nucleo familiare a cui il comune è riuscito a dare una casa – continua l’uomo – è stato quello che attualmente vive in via Leoncavallo. Io e mia moglie siamo ospitati da mia cognata. Per quanto riguarda gli affitti, inoltre, non è facile trovare prezzi inferiori ai 500 euro per i piccoli appartamenti. C’è anche da aggiungere che il servizio di vigilanza notturna all’esterno della palazzina è terminato il 3 aprile”. Una situazione economica complicata per chi da un giorno all’altro ha perso la propria casa e anche i più fortunati, se così si può dire, dovranno accollarsi spese di ristrutturazione esose dal punto di vista economico. “La situazione economica è disastrosa poiché tante famiglie hanno un mutuo sulle spalle e devono pagare pure l’affitto. A questo vanno aggiunti i lavori e nessuno è in grado di sostenere queste spese. Noi cerchiamo aiuti concreti come, ad esempio, imprese che, mettendosi insieme, possono anticipare le spese così da far entrare in casa almeno alcune famiglie”.
Vincenzo Perrone
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