In odor di parchi e giardini sarebbe avvenuto lo scambio che per gli inquirenti è corruzione. Due gli atti finiti sotto la lente della Procura, si tratta di uno dei filoni che ha portato l’altra mattina al blitz della Guardia di Finanza nella sede distaccata del Comune, dove per ore e ore i militari hanno passato al setaccio carte. All’Ambiente è bufera. Determine preparate materialmente da un funzionario, che rivestirebbe un ruolo chiave nell’ipotizzato quadro corruttivo e poi firmate dal dirigente Gerardo Argentino. Per loro l’avviso di garanzia, notificato a seguito delle perquisizioni, e per altrettanti imprenditori. Sia chiaro, nel Palazzo sono giorni (meglio dire mesi) da dimenticare, il clima generale tra visite delle forze dell’ordine e chili di fascicoli sequestrati, è da si salvi chi può. Facce scure nei corridoi, telefoni ormai staccati in maniera perenne. Non resta però in silenzio Argentino, che si scopre “amareggiato, in un momento – dice – anche difficile a livello personale”. Come anticipa il suo avvocato, Carmelo Tripodi, il prossimo passo sarà andare a Tivoli: “Il dottor Argentino chiederà al più presto di essere ascoltato dal pubblico ministero, chiariremo la sua posizione, c’è l’assoluta buonafede da parte del dirigente”. E Argentino scandisce: “Ho piena fiducia nella magistratura, ritengo che questa situazione sia frutto di questioni pregresse che sono state trascurate per anni, per le quali non è mai stata presa una posizione”. Un settore che è un gigante, dove si gestiscono milioni di euro, dai mega appalti, ai piccoli interventi. “Non è possibile – dice – lasciare un uomo solo al comando con troppe competenze a fronte di grandi responsabilità, potendo contare su pochissimi appoggi. Io so chi sono e cosa faccio, e posso guardare le persone negli occhi ma molto spesso non trovo occhi da guardare”.
E questo è l’Ambiente, nell’altro filone risultano poi indagate tre persone: il dirigente Angelo De Paolis oggi a capo dei Lavori Pubblici, l’ex consigliere di Forza Italia Alberto Morelli e un imprenditore. Anche qui il reato ipotizzato è corruzione, in ballo una mazzetta che per gli inquirenti andrebbe a sostanziare lo scambio di favori in ambito urbanistico. Soldi, 14mila euro, messi in un depliant – poi abbandonato – destinato a passare di mano dall’imprenditore al dirigente, tramite l’ex consigliere, durante un incontro tra i tre avvenuto nei pressi di un bar a Guidonia. A metà luglio, con l’estate hot.
Gea Petrini
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