Le scosse continuano senza sosta e la paura sale di pari passo tra i cittadini di Tivoli che continuano ad avvertire distintamente i movimenti tellurici di queste ultime settimane. Succede così che a fronte delle iniziative promosse dal Comune per rassicurare i tiburtini sulla stabilità degli edifici e delle strutture pubbliche frequentate dai più piccoli, ci sia anche chi ritiene di essere stato “dimenticato”. Su tutti i residenti del quartiere Arci, uno dei più battaglieri, che in seguito alla diffusione da parte del municipio del piano di emergenza in caso di calamità, sottolineano la mancanza di aree di attesa per chi vive nella periferia tiburtina. “Ancora una volta a Palazzo San Bernardino hanno dato testimonianza del fatto che quello degli Arci non è un quartiere di Tivoli, non degno di considerazione, non degno di rispetto e cure, solo fonte di tasse e balzelli”, fanno sapere in un post i membri dell’associazione tutela e sviluppo Arci. “Ci siamo anche noi o ve ne siete dimenticati? Non abbiamo diritto alla sicurezza?”, continuano. Accusa a cui ha riposto direttamente l’ufficio stampa di piazza del Governo numero 1, sottolineando come le aree riportate nel piano di emergenza comunale diffuso siano riferite solo a zone ad alta urbanizzazione, dove per mettersi al sicuro non è sufficiente uscire dalla propria abitazione. Replica che non ha convinto gli attivisti, che hanno continuato ricordando la condizione disastrata delle strade in zona, che renderebbe difficile gli spostamenti in caso di calamità naturale. Anche per questo, stando alle repliche riportate, ci sarebbe pronto un piano di manutenzione straordinaria. Polemiche a parte ad emergere chiaramente è l’enorme fragilità delle città che si manifesta prepotentemente in circostanze come quelle che si stanno vivendo in questi giorni. Una riflessione su questo andrebbe fatta a priori.
Anna Laura Consalvi
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