Appuntamento domani mattina a partire dalle ore 9 con il consiglio comunale di Tivoli. Si tratta di una seduta importante perché uno dei punti all’ordine del giorno potrebbe condizionare di molto gli equilibri finanziari cittadini. Parliamo del “Piano delle Alienazioni e valorizzazioni patrimoniali comunale ai sensi dell’art. 58 d.l. 112/2008 convertito con l. 133/2008 mediante conferimento ad un fondo comune di investimento immobiliare”, messo in coda all’elenco ma sicuramente quello che riceverà maggiore attenzione. Il tema è semplice: le casse del comune non sono proprio floride e ogni risorsa in più deve essere messa a frutto per garantire servizi e magari migliorarli. Da qui nasce la necessità di vedere dove e cosa valorizzare, per utilizzare un termine tecnico.
Non si tratta del primo comune che intraprende questa strada, ci sono degli esempi importanti a Torino e Venezia, che hanno usato lo stesso strumento con le medesime finalità ma anche con esiti sul lungo periodo non sempre felici. Qui sicuramente le cifre e le entità sono di gran lunga inferiori ma le modalità di gestione sono le stesse: una volta costituito il Fondo deve essere gestito da una SGR, Società di Gestione di Risparmio (istituto di intermediazione finanziaria autorizzato a svolgere l’attività di promozione e gestione collettiva del risparmio), tra quelle iscritte all’albo della Banca d’Italia, scelta con procedura di selezione ad evidenza pubblica.
Ma cosa ci finisce nel fondo tiburtino? Nelle sette pagine allegate all’atto si trova un po’ di tutto: dai lastrici solari delle scuole elementari, otto, a quello del Palazzo comunale, fino ad arrivare ai parcheggi Lungoaniene Impastato e Piazza Matteotti, gli impianti sportivi Arci, Maramotti e Ripoli, e alla cartiera Amicucci. Un elenco lungo per un percorso altrettanto complesso su cui qualcuno pare si prepari a dare battaglia.