Home Cronaca Processo sulle spese folli, il dirigente Pucci: “A essere considerato il ladro non ci sto”. Presentate 1376 pagine di contestazioni delle indagini

Processo sulle spese folli, il dirigente Pucci: “A essere considerato il ladro non ci sto”. Presentate 1376 pagine di contestazioni delle indagini

Processo sulle spese folli, il dirigente Pucci: “A essere considerato il ladro non ci sto”. Presentate 1376 pagine di contestazioni delle indagini

 

scaccia

di Gea Petrini

“Io non voglio la prescrizione, voglio che qualcuno dica che non ho rubato”. C’è anche un momento di commozione quando ringrazia l’ex assessore Adriano Mazza, “mio mentore”, e ricordando gli effetti di una vicenda giudiziaria che da quanto racconta gli hanno cambiato la vita. Gilberto Pucci, dirigente alle Finanze del Comune di Guidonia Montecelio, è tra i 13 imputati in un processo su 600mila euro di fatture false e gonfiate, anni 2007-2010. Acquisti (dai condizionatori, alla digitalizzazione dei piani urbanistici) effettuati dal Comune che secondo gli inquirenti non avrebbero riscontro concreto, o solo in parte. Inchiesta che coinvolge a vario titolo alcune figure apicali della burocrazia dell’ente, dipendenti e i fornitori. Processo sul quale ieri pomeriggio Pucci insieme al suo studio legale che segue anche Alessandro De Vincentis, imprenditore di Guidonia anche lui inserito nell’inchiesta, ha tenuto una conferenza stampa per annunciare di aver presentato un faldone di contestazioni delle indagini. E’ la prima volta che parla Pucci, accusato di peculato e falso ideologico, “firmo ogni anno 10-12mila mandati di pagamento, posso aver commesso degli errori per superficialità ma a essere considerato il ladro della situazione non ci sto”.

Ospite a sorpresa, “non mi hanno invitato sono venuto perché lo ritenevo giusto”, è proprio l’ex assessore alle Finanze Adriano Mazza. Un’attestazione di stima e vicinanza al dirigente con il quale ha lavorato gomito a gomito per anni. “Non si può essere tecnicamente bravi senza essere perfettamente onesti e puliti”, dice dopo aver precisato, “io conosco l’uomo”.

Gli avvocati sono sistemati nella presidenza della sala del Duca d’Este, i suoi legali Gabriele Scaccia e Marco Cianfrocca insieme a Tiziana Contaldo e al consulente della difesa, il professor Alfredo Scaccia. E’ proprio il consulente ad annunciare 1376 pagine inviate dallo studio alla Procura di Genova e alla Corte dei Conti per contestare le indagini. Tre le questioni principali sulle quali è andata l’attenzione: “Se esiste il reato di falsa fatturazione per operazioni inesistenti è atto d’obbligo che il bilancio sia falso, eppure il reato di falso in bilancio non compare da nessuna parte e non ci sono infatti a processo tutti quelli che apponevano la firma al Bilancio”. Altro tema sollevato da Scaccia, “come mai non sono stati posti sotto sequestro beni e somme degli imputati? Se fosse vero che sono stati sottratti dalle casse del Comune 600mila euro, perché non c’è stata la richiesta di sequestro di beni e denaro a tutela della pubblica amministrazione?”. E ancora sulla costituzione parte civile nel processo, il consulente spiega che la contabilizzazione delle fatture andate nei bilanci consuntivi, “comporta per il Comune il recupero dell’Iva, una eventuale costituzione parte civile significherebbe che dopo il beneficio già ottenuto così, l’ente chiede i soldi per la seconda volta. Nessuno in Comune ha creato una commissione per capire se quelle fatture fossero vere o false, nessuno lo ha fatto. Siamo qui per far sentire la nostra voce, e la nostra verità su mancanze avvenute per noi durante la fase istruttoria”. E su questo fronte, l’imprenditore De Vincentis (uno dei fornitori) ha diffidato il commissario prefettizio che oggi tiene il Comune dopo lo scioglimento, a verificare le fatture contestate, per appurare se siano vere con relativi riscontri, entro 60 giorni. “La mia attività è aperta dal ’99 – dice – per me lavorare per il Comune era motivo di orgoglio, sono sempre stato liquidato in maniera tardiva. Per me è stato un sacrificio, ritardi per i quali ho dovuto affrontare difficoltà, ho vissuto momenti brutti. Ho denunciato il Comune per truffa, ringrazio gli avvocati che mi hanno consentito di ripartire”.

Sale sul podio con la voce appena rotta dall’emozione nelle battute iniziali, parte riconoscendo a Mazza amicizia, “è stato mio confidente e mio mentore e lo ringrazierò sempre”, dice Pucci: “E’ la prima volta che parlo di questa storia, dopo sette anni, anni in cui ho subito perquisizioni alle cinque del mattino a casa mia e di parenti più stretti, controllo sui conti correnti, i controlli li hanno fatti e tutti negativi. Abbiamo verificato tutto quello che hanno richiesto: acquisto di moto e vendita di moto, fortuna che uno ha tutto, che si tiene tutto. E in tutto questo tempo non ho mai detto mezza parola, confidando nella giustizia, alla fine dicevo sempre a Adriano e all’avvocato: io sono accusato di peculato, ma si può configurare il peculato se a me una spilla del Comune o dieci centesimi non me li trovano? Tutte le volte manifesti dei politici sotto casa e uno ci vive a Guidonia, immaginate lo stress e a testa bassa ho continuato a lavorare, confidando che alla fine il lavoro premi sempre, mi sono sempre messo a disposizione di qualsiasi amministrazione ci sia stata. Farò i miei sbagli è normale, ci troviamo in un’area quella delle Finanze che ultimamente dire complicata è poco e lavorare con questa macchia, vedere i colleghi dire questo è rinviato a giudizio, significa perdere autorevolezza. E’ stata veramente dura, per me quanto accaduto è paradossale, non c’è un testimone, non c’è un indizio che dice che io abbia preso soldi o beni. Nella mia famiglia onestà al primo posto da sempre, e questo allora mi ha ferito, turbato, danneggiato in maniera veramente complessa ed è stato difficile andare avanti. Con l’aiuto poi degli amici, dello studio sono andato avanti ma devo essere sincero ancora non lo supero per me, per come sono fatto, è una macchia che è insuperabile. Spero che il dibattimento proverà quello che deve provare, posso essere anche colpevole di superficialità, di non aver controllato, ma nessuno può dire che io ho messo in tasca una lira del Comune di Guidonia Montecelio, anzi, e questo non emerge infatti da nessun atto. Eppure mi trovo in questa condizione, a non poter in maniera cautelare firmare i mandati di pagamento. Ho cercato di andare avanti e non far mancare la mia professionalità, credo nel lavoro che faccio, so di non aver commesso alcun reato, abbiamo pagato due tre anni dopo decreti ingiuntivi di fatture che erano considerate inesistenti. A distanza di sette anni ci troviamo più o meno nella stessa situazione, Pucci visto come dirigente che ha rubato e ancora non c’è la prima udienza. Tutti dicono, meglio se va in prescrizione: io non voglio la prescrizione, voglio che qualcuno dica che non ho rubato e che se ho commesso qualche errore l’ho fatto in perfetta buonafede”. L’attesa ora è per la fase dibattimentale, udienza il 16 novembre.

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