Codici: in aula come parte civile sul Tmb di Guidonia

Si terrà il prossimo 29 aprile, presso il Tribunale di Roma, la nuova udienza della vicenda del Tmb di Guidonia. Il PM ha chiesto il rinvio a giudizio di tutti gli imputati coinvolti nell’approvazione della prima Aia e dei successivi rinnovi, e a discuterne in aula ci saranno anche i legali delle associazioni Codici e Codici Ambiente, ammesse come parti civili nell’udienza di giovedì scorso.

“Una vicenda articolata – dichiarano Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici, e Giovanni Crimi, Presidente di Codici Ambiente – ed anche una storia travagliata a livello burocratico. Il tutto in un territorio fortemente provato sul piano ambientale, con la falda acquifera del terreno su cui sorge l’impianto che registra livelli allarmanti di inquinamento e con la popolazione che vive nelle zone limitrofe che da anni denuncia il numero inquietante di malati oncologici. Tanti, troppi campanelli d’allarme per l’entrata in funzione di un impianto simile in un’area così provata”.

“Il Tmb di Guidonia – ricorda Carmine Laurenzano, avvocato di Codici – è stato oggetto di plurimi ricorsi al Tar. Tutto ruota intorno all’Aia per la realizzazione e la messa in funzione dell’impianto, rilasciata senza i prescritti pareri del Ministero dell’Ambiente ed in violazione dei successivi vincoli ambientali. Vizi che in sede amministrativa non sono stati sollevati tempestivamente e così si spiegano i ricorsi respinti dal Tar, che ha sempre riportato la questione alla prima Aia, che doveva essere contestata all’epoca e non può esserlo fatto oggi fuori tempo massimo. A nostro avviso, la tutela della salute e dell’ambiente non possono rispondere a grigi parametri normativi. L’impianto sorge in una parte dell’ex discarica dell’Inviolata, che è all’origine dell’inquinamento della falda acquifera. Un aspetto che non rientra nel procedimento, ma che solleva forti dubbi sull’entrata in funzione del Tmb. Periodicamente l’Arpa certifica il peggioramento delle condizioni della falda e il nuovo impianto è destinato a peggiorare la situazione, basti pensare al transito dei camion ed allo stoccaggio dei residui da processare, che sarebbero vietati nel parco dell’Inviolata ed in base alle prescrizioni del vincolo ambientale posto dal Ministero nel 2016”.