Lo scontro ormai è chiaro è tra le aziende del travertino di Guidonia Montecelio e la Tre Esse Italia, l’esattore del Comune che guadagna una percentuale su quanto riscosso a cittadini e imprese. Sembra evidente dalla nota inviata dal Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano, che pubblichiamo in maniera integrale, l’evoluzione di una disputa lunga più di un decennio e riassumibile così: quanto devono pagare le cave di Imu e Ici? Tutto dipende dal valore che si dà ai terreni.
In questa contesa oggi esistono due punti fermi, uno giuridico e uno politico. Il primo è l’orientamento della Cassazione che ha stabilito come per stabilire quel valore debbano essere presi in considerazione una serie di criteri a cominciare dalla reale capacità edificatoria dell’area. Il secondo è la volontà del sindaco Michel Barbet di arrivare a una definizione della diatriba a suon di milioni di euro su fattori (ovviamente) oggettivi. Una linea che, detto chiaro e tondo, ha rinvigorito alcuni avversari (soprattutto gli “ex” che anche in politica possono dare i pensieri maggiori) e che è stata portata avanti dall’assessore Elisa Strani. Gli obiettivi del sindaco, a quanto si capisce dalle scelte di questi ultimi mesi, mirano a chiarire il quadro di riferimento così da garantire da qui in avanti all’ente le giuste entrate da parte dei cavatori, e dall’altra alla luce dei nuovi orientamenti giuridici, incassare anche gli arretrati dovuti, quantificati in maniera congrua.
Non è una partita facile da valutare, a causa della complessità tecnica della materia, e del carico istintivamente pregiudiziale che in fondo, inutile negarlo, scatena il binomio cavatori-tasse. Su quello, s’intende ascoltando le posizioni, fanno leva i nemici dell’operazione conciliazione. Ma a Guidonia, come sempre, è molto difficile trovare i confini reali delle battaglie politiche, e la confusione è spesso uno strumento per non cambiare mai niente e non risolvere le crisi, tanto più in un campo, quello dei rapporti con il settore del travertino, che incrocia interessi e scatena (storicamente) divisioni. Si moltiplicano, d’altronde, le letture politiche sull’intera querelle, a chi conviene risolvere il problema dei debiti delle cave? Sono solo gli interessi dei cavatori o si può fare l’interesse pubblico garantendo valutazioni pienamente legittime? E altre domande fioccano sul profilo che sta giocando oggi Elisa Strani in amministrazione, sempre più protagonista e manager problem solving di Barbet, anche nell’ottica del suo futuro politico, argomento questo che merita di sicuro riflessioni a sé.
Un dato è che in questo contesto, l’azione della Tre Esse Italia avrebbe assunto un ruolo proprio rispetto al Comune. Per le aziende del settore è così e, come spiegano in questa lunga lettera inviata alla stampa, le ragioni sarebbero di ordine assai pratico, legate al business. Meglio incassare tanto che poco, una banalità gigantesca eppure ineluttabile, anche se in mezzo ci sono situazioni di legittimità scardinate.
La lettera del Centro per la Valorizzazione del Travertino
“Il Centro per la valorizzazione del travertino romano ritiene doveroso precisare e replicare ad alcuni articoli di stampa, pubblicati nei giorni scorsi, relativi ad una asserita opposizione da parte di alcuni consiglieri comunali all’ipotesi di transazione avanzata da quasi tutte le società del comparto. Si precisa anzitutto che le società estrattive con la richiesta di conciliazione non hanno richiesto alcun indebito sconto al Comune. Le società hanno chiesto al Comune di dare attuazione all’orientamento della Cassazione, ormai pacifico, secondo il quale nella determinazione della base imponibile delle aree estrattive ai fini Ici Imu il giudice tributario deve tenere conto della maggiore o minore attualità delle potenzialità edificatorie nonché della possibile incidenza di ulteriori oneri sul valore in comune commercio, in applicazione dell’art. 5, comma 5, d.lvo 504/92 (n.755/21, n. 351/2, n. 27557/19, n. 27558/19, n. 18303/19, n. 25506, n. 31211/17, n. 7797/19)”.
La richiesta di conciliazione sui debiti per la “legittimità venuta meno”
“Sulla base di tale orientamento, la Corte di Cassazione ha rinviato le cause alla CTR, affinché si pronunci nuovamente, tenendo conto del principio di diritto stabilito dalla Corte stessa, ossia attribuendo alle aree estrattive un valore imponibile sulla base di atti che tengano conto della limitata edificabilità delle cave degli oneri specifici sulle stesse gravanti. La richiesta di conciliazione, dunque, è tutt’altro che indebita o illegittima, come sembra emergere dalla stampa, mira invece a ripristinare una situazione di legittimità venuta meno. È nell’interesse del Comune esaminarla e accoglierla al fine di evitare di essere travolto da richieste di indebito arricchimento e di rimborso da parte dei contribuenti”.
“La Tre Esse ha un interesse economico a opporsi alla conciliazione”
“Lo scrivente Consorzio, a tutela degli interessi rappresentati, inoltre non può non stigmatizzare il comportamento tenuto dalla Tre Esse Italia, concessionaria del Comune di Guidonia, su cui si auspica che consiglieri del Comune pongano la massima attenzione. In base ai contratti in essere tra la Tre Esse Italia e il Comune di Guidonia, la Tre Esse Italia percepisce un aggio percentuale su quanto accertato il riscosso in via coattiva (aggio che e del 23,40% della somma riscossa dal comune). La Tre Esse Italia ha quindi un interesse economico rilevantissimo ad opporsi alla legittima richiesta di conciliazione delle società estrattive e ad agire in via esecutiva. Sul presunto debito dell’intero comparto la stessa potrebbe incassare diversi milioni di euro. Non è un caso che la Tre Esse Italia abbia proceduto a notificare numerose ingiunzioni e avvisi di accertamento immediatamente esecutivi, spesso peraltro duplicati e in alcuni casi anche per annualità già prescritte, nonostante vi fosse un espresso divieto di legge di procedere in tal senso per l’intera durata dell’epidemia covid”.
“Il Comune può esporsi a responsabilità erariale”
“L’esistenza di un consistente aggio percentuale sull’incassato in favore della Tre Esse Italia dovrebbe indurre il Comune a valutare con la massima attenzione il più attento rigore la proposta conciliativa avanzata dalle società del comparto alla luce soprattutto dell’orientamento della Cassazione di cui si è detto. È evidente, infatti, che il Comune si esporrebbe a responsabilità erariale qualora dovesse corrispondere alla Tre Esse Italia un aggio percentuale rispetto a somme che in realtà sono state riscosse in misura superiore rispetto a quanto dovuto secondo i criteri dettati dalla Corte di Cassazione. E anche per questa ragione che le società del settore hanno chiesto al Comune e alla Tre Esse Italia di sospendere ogni attività esecutiva in attesa che i competenti uffici valutino la proposta conciliativa e si pronunci no su di essa. Su tale richiesta però non vi è stato alcun riscontro, nella tre asse Italia o il comune hanno provveduto a sospendere le ingiunzioni notificate a dicembre. Il centro per la valorizzazione del travertino romano, anche nell’interesse pubblico ad una corretta gestione delle risorse economiche, auspica che il Comune le autorità competenti intervengano in tempi brevi a fare chiarezza e ordine su questa vicenda che ormai da oltre un decennio vede contrapposte le aziende del settore la tre esse Italia. La richiesta di conciliazione lo si ribadisce, tutela l’interesse pubblico e si colloca in un quadro di piena legittimità, differenza delle ingiunzioni notificate a dicembre dal tre esse Italia nonostante il divieto stabilito dalla normativa emergenziale”.