Si allarga il fronte del “no” al rientro in presenza per le superiori: con una lunga lettera anche un gruppo di docenti dell’Isabella d’Este di Tivoli pone l’accento sui rischi troppo elevati per la ripartenza dell’11 gennaio.
IL TESTO INTEGRALE DELLA LETTERA DEI DOCENTI
“Siamo un gruppo di docenti del Liceo “Isabella D’Este” di Tivoli e ci
uniamo ai colleghi degli Istituti romani “Tasso”, “De Sanctis”, del Liceo
“Peano” di Monterotondo e di altre scuole del territorio nel condividere
le perplessità per il rientro a scuola – seppur ridotto dal Ministero della
Salute al 50% degli studenti in presenza – dal 7 al 15 gennaio 2021.
Siamo fortemente preoccupati per il grave rischio sanitario connesso al
rientro in presenza di docenti, personale A.T.A. e studenti, non solo per
le predette categorie ma anche per le rispettive famiglie.
Molti lavoratori del mondo scolastico sono ricompresi in una fascia di età
superiore ai 55 anni, un dato che, congiuntamente a patologie, può
rappresentare un maggior rischio qualora si contraesse la malattia; a ciò si
aggiunge la presenza di soggetti cosiddetti “fragili”, particolarmente esposti al
virus, non solo compresi tra coloro che nel mondo della scuola lavorano, ma
anche tra gli studenti stessi. Pur in assenza di dati statistici relativi alla
diffusione del virus in ambito scolastico, è evidente che la malattia da
Coronavirus (Covid19) abbia colpito soggetti appartenenti a qualsiasi fascia
d’età e che non solo la popolazione anziana sia stata vulnerabile. In queste
settimane, in molti hanno perso amici, familiari, colleghi.
Ai docenti, a tutto il personale scolastico e agli alunni, nonostante le
raccomandazioni di alcuni tecnici e specialisti, non sarà somministrato per il
momento il vaccino tendente a farci ottenere l’auspicata immunità di gregge e
si deve altresì constatare l’assenza, ad oggi, di uno specifico Piano di
programmazione di somministrazione dello stesso a queste categorie da
parte della Regione Lazio.
Noi docenti abbiamo cattedre con 18 ore settimanali e in molti ci
interfacciamo con 9 o anche 18 classi (si pensi, ad esempio, ai docenti di
IRC) a volte su più plessi o su più scuole anche in comuni diversi, in questo
modo un docente incontra mediamente da 100 a 200 studenti a settimana,
nel corso di lezioni che si protraggono da una a due ore consecutive. Se si è,
poi, un insegnante assunto nell’organico di Potenziamento, i contatti
aumentano esponenzialmente, poiché si viene impiegati nelle sostituzioni di
colleghi assenti in altre classi.
Molte sono le attenzioni al rispetto dei protocolli relativi alla sicurezza e salute
dei lavoratori per l’emergenza da Sars Cov 2, oltre a quanto disposto dal
D.Lgs 81/2008 e s.m.i.; ricordiamo il protocollo d’intesa per garantire l’avvio
dell’anno scolastico nel rispetto delle regole di sicurezza per il contenimento
della diffusione del virus, unitamente alle indicazioni e linee guida a livello
nazionale fornite dal CTS per il settore scolastico. A seguito di ciò le scuole
sono state costrette a riprogettare settimanalmente orari e calendari ed i D.S.
hanno messo in atto per ogni Istituto – in qualità di datori di lavoro e insieme
ai Responsabili del Servizio Prevenzione e Protezione – un accurato “Piano
di sicurezza e coordinamento” riguardante ingressi e uscite dedicate, accessi,
segnaletica, dissuasori, DPI e Collettivi, formazione del personale scolastico
(Docente, Ata e Alunni), unitamente alle programmazioni d’Istituto da
approvare a vario livello e di volta in volta; il tutto è stato concepito in maniera
elastica ed in progress, aggiornando il DVR di volta in volta che si
susseguivano dal Governo nuove disposizioni.
La ASL, applicando il protocollo, ha disposto la quarantena per intere classi
con i relativi docenti, con il risultato che la scuola ha subito non pochi
contraccolpi in termini di riorganizzazione, dal momento che i docenti
svolgono spesso il proprio orario di servizio su più plessi o in più sedi. Inoltre,
molto spesso quarantene fiduciarie e/o obbligatorie si sono susseguite l’una
all’altra, non garantendo attività didattiche continuative.
Malgrado l’applicazione di tutti i protocolli e la condivisione di buone pratiche,
ci siamo trovati sempre a rincorrere il virus. Qualcosa non ha funzionato…
Ad oggi risulta fallito il contact tracing, ritenuto fondamentale nelle scuole;
infatti, tamponi a tappeto, unitamente al contact tracing, avrebbero dovuto
dare informazioni dettagliate e essere indispensabili per la costruzione di un
modello scientifico utile per comprendere gli effetti del lockdown e per
sondare l’efficacia di tutte le misure prese e da prendere in futuro. In loro
assenza, come evidenzia la Comunità Scientifica tutta, è impossibile fare
alcuna considerazione incontrovertibile sugli effetti delle varie misure di
contenimento adottate e noi docenti concordiamo su ciò che la Comunità
Scientifica ha più volte affermato, cioè che, se si fosse voluto il suo
coinvolgimento serviva che i dati fossero stati già resi pubblici.
Anche lo stesso Cts chiariva infatti come sul DPCM del 3 novembre – quello
che ha istituito le fasce gialle, arancioni e rosse – non avesse espresso
nessun parere; infatti, anche se il Decreto reca per due volte l’indicazione
«Sentito il Comitato Tecnico Scientifico sui dati monitorati», nel verbale del 9,
puntualizza che «fin dalla emanazione del decreto, non ha ricevuto
l’aggiornamento dei dati epidemiologici relativi all’evoluzione della pandemia
e del monitoraggio della fase di transizione con i relativi dati di pertinenza
delle regioni e delle province autonome […] in assenza dei dati, il Cts non ha
potuto esprimere alcun parere di competenza».
Inoltre le problematiche sui trasporti, l’impossibilità di un controllo capillare
nei momenti precedenti all’ingresso e successivi all’uscita dalle scuole,
(carichi, come già visto, di situazioni di assembramento), unitamente agli stili
di vita di gran parte degli adolescenti rendono molto alto, non solo il rischio
del rientro a scuola, ma anche il rientro giornaliero nei loro nuclei familiari, per
la presenza, al loro interno anche di soggetti maggiormente vulnerabili.
Il Piano di rientro in sicurezza a scuola dal 7 gennaio 2021 è stato
demandato alle singole Prefetture, e per la Regione Lazio si sono prospettate
due strade:
- Il risanamento del sistema trasporti
- La rimodulazione degli orari scuola attraverso lo “scaglionamento”.
La prefettura di Roma ha scelto di fatto l’opzione Scaglionamento degli
ingressi a scuola su due fasce orarie: 7:45-13:15 e 9:45-15:15, con
controllori sentinella sui bus e screening lampo prima dell’Epifania.
Ma lo screening messo a punto dalla ASL RM5, sempre su base
volontaria, è stato riservato ad alunni e famiglie, escludendo il personale
scolastico Docente ed ATA, rendendo, quindi, di fatto anche questa misura
di scarsa efficacia.
Come già ben evidenziato dal Prof. Giannelli, Presidente dell’ANP,
Associazione Nazionale dei Presidi, “… se si riportano gli alunni in classe e
non si dà loro il tempo di studiare, non si scioglie certo il nodo in maniera
funzionale…”.
Si ignora oltretutto il problema della refezione degli studenti, che negli istituti
superiori non possono usufruire di una mensa; si ignora che gli alunni, al
termine di una così complicata giornata a scuola, debbano riprendere un
mezzo pubblico per tornare a casa e che a quell’ora sia di fatto impossibile
mettersi a “consolidare i propri saperi”, dal momento che deve essere
previsto il tempo necessario per mangiare, riposarsi e concedere spazio alla
propria vita sociale. Nelle predette considerazioni vanno ricompresi gli
insegnanti stessi, spesso impiegati su più scuole o operanti in realtà
professionali distanti da quelle abitative. Il modello prospettato inciderebbe
negativamente anche dal punto di vista formativo, così come il modello
didattico di tipo misto, sperimentato prima del nuovo lockdown e rivelatosi
scarsamente efficace.
Il diritto alla salute di tutta la comunità non dovrebbe essere messo a rischio
mai, neppure per garantire la didattica in presenza, che resta comunque ad
oggi e con il nostro sistema scolastico, una delle migliori forme d’interazione
educativa e formativa.
Si richiamano, a tal proposito:
– l’art. 2087 del codice civile che prevede un obbligo generale prevenzionistico di
particolare rilievo: esso, infatti, fa obbligo al datore di lavoro di “adottare
nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, le
esperienze e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità
morale dei prestatori di lavoro”.
– Il D.Lgs. 81/ 08 all’art. 28, comma 1, prevede l’obbligo per il Datore di lavoro di
valutare “tutti i rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori, ivi compresi quelli
riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari” e di adottare le misure di
prevenzione e protezione idonee a ridurre il rischio contenendo l’esposizione.
(nella scuola sono ricompresi nei lavoratori Docenti, Studenti ed Ata).
Con la presa in carico delle decisioni da parte dei Prefetti, senza tavoli di
confronto con DS e singole realtà territoriali e senza il confronto con
rappresentanti sindacali, difficile risulterà per i DS offrire ai lavoratori garanzie
a tutela dell’integrità fisica.
Con la didattica a distanza noi docenti abbiamo fin da subito proseguito il
nostro lavoro con tenacia, impegno crescente e formazione digitale continua,
orgogliosi di aver mandato avanti un servizio pubblico essenziale qual è
l’istruzione, con i migliori standard a disposizione. Tra innegabili difficoltà, che
ognuno ancora oggi si sforza di superare, non si è mai venuti meno al
delicato compito di responsabilizzare gli alunni, di condividere le loro
preoccupazioni, ieri come oggi. Con la Pandemia in atto, non sta cambiando
solo l’aspetto didattico, ma anche quello formativo ed educativo e con la
didattica a distanza stiamo dando continuità nell’apprendimento, non solo
salvando il percorso pregresso, ma anche sperimentando nuove
strumentazioni digitali, che seppur forzatamente, stanno facendo acquisire a
tutti gli attori del processo formativo i necessari “know how”. In qualità di
formatori ed educatori, questi mesi hanno fatto emergere in noi sempre più in
maniera chiara, l’obiettivo di trasmettere insieme al senso di responsabilità,
anche fiducia, incoraggiamento e solidarietà ad una generazione che dovrà
rivedere e ricostruire il proprio futuro.
Per tutto quanto sopra esposto e considerato, riteniamo auspicabile
continuare la didattica da remoto, finché i dati epidemiologici specifici,
resi di pubblica consultazione, non forniranno alla Comunità Scientifica
indicazioni inconfutabili e finché non sarà attuata la campagna
vaccinale, fondamentale per un rientro in sicurezza di tutta la comunità
scolastica nel nostro Istituto”.