Le mamme delle due classi in quarantena dell’istituto Garibaldi di Setteville chiedono un’unità mobile per il secondo tampone che i figli devono effettuare prima di tornare in classe. Il primo tampone rapido lo hanno fatto presso l’unità mobile, ma da disposizione Asl il secondo, il 12 ottobre, dovrà essere effettuato al drive-in del Car. Questo vuol dire – protestano – sette ore di fila con i bambini piccoli, ecco perché chiedono che sia attivata l’unità mobile di nuovo. Le mamme hanno scritto al sindaco Michel Barbet e ai vertici Asl.
“Scriviamo per chiedervi di non abbandonare i nostri figli a metà di un percorso che pensavamo fosse forgiato a misura di bambino e non disegnato allo scopo di ottenere informazioni da dare in pasto ad una statistica sanitaria sterile.
Nonostante abbiamo apprezzato notevolmente l’efficienza del servizio offerto dall’unità mobile e la professionalità degli operatori che vi hanno lavorato, ciò che ci sorprende negativamente è il fatto che, dopo essere stati inseriti in un percorso di screening per la valutazione epidemiologica, ci viene imposto di fare un ulteriore tampone recandoci presso uno dei drive in aziendali. Ciò significa che quaranta famiglie il 12 ottobre saranno costrette a trascorrere 7-8 ore in auto (questo il tempo medio di attesa ai drive in della Asl RM5), allungando la quarantena fino all’esito del test.
Sottolineando che il “contatto diretto” è avvenuto in classe dove i bambini sono mantenuti in posizione statica e distanziata come previsto dalle norme vigenti e che la necessità di ripetere il tampone a fine quarantena dipende dalla valutazione del Ddp, ci saremmo aspettati che un risultato negativo al test effettuato dopo 9 giorni dall’ultimo contatto fosse l’evidenza scientifica che riabilita un bambino ad uscire dall’isolamento della quarantena. Nonostante ciò, preso atto che comunque il termine della quarantena è stato fissato al giorno 12 ottobre e preso atto anche che la ASL RM5 ritiene necessario sottoporre i bambini ad un ulteriore esame invasivo, esigiamo che la ASL continui ad operare con le medesime modalità fin qui adottate, organizzando un’unità mobile dove i bambini possano essere nuovamente sottoposti al test. Ciò significherebbe tutelare gli alunni coinvolti riservando loro un percorso protetto così come dovuto all’infanzia e permetterebbe alla ASL di avere un quadro epidemiologico completo ai fini di uno studio longitudinale”.