C’è un cronoprogramma alla fine delle 50 pagine presentate ieri mattina dall’assessore al Piano Urbanistico Comunale, Ruggero Martines. Un libello con tanto di premesse descrittive della situazione della città che si propone di rivoluzionare, almeno negli intenti, la struttura del comune ferma da più di 40 anni. Un progetto ambizioso, presentato agli eletti con tanto di video proiezione, che vuole chiudere la partita del cemento in poco più di due anni. Il punto è capire cosa realmente comporta questo cambiamento. Nella relazione sotto la voce “Risultati attesi” ci sono i desiderata dell’architetto e del governo dei civici: una città d’arte, artigianato e turismo, verde ed intelligente, dove la cultura sia in grado di produrre e che porti, di conseguenza, alla valorizzazione dei beni culturali, dall’anfiteatro di Bleso alla Rocca Pia passando alla “terrazza su Roma”, al secolo Piazza Garibaldi, fino al Tempio di Ercole Vincitore nei fatti ancora inaccessibile al pubblico. Insomma i tormentoni, se così si possono chiamare, del civismo proiettiano ci sono tutti, pure la riqualificazione delle cave esaurite, ma quello che manca, forse a ragione visto che si tratta comunque di linee guida, è l’aspetto pratico della vicenda, sebbene una scaletta di interventi, come detto sopra sia stata preventivamente inserita. Scaletta che prevede entro quest’anno, oltre all’approvazione del Documento Preliminare di Piano anche l’avvio della raccolta dei dati demografici, cartografici, vincolistici, idrogeologici, archeologici, paesaggistici, geologici e sismici, per il 2017 l’avvio della Progettazione del Piano e per poi arrivare a dama l’anno successivo. Chi vivrà vedrà? Probabile. Resta da capire cosa. alc
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