di Alessandra Paparelli
Intervista con i Matricola, rock band della scena indipendente italiana con sfumature punk: dal 26 giugno scorso è uscito il loro EP “L’ottavo giorno della settimana” anticipato dal singolo omonimo, per Top Records. Un gruppo con le idee ben chiare e con scelte controcorrenti e di grande personalità, in un mercato discografico attuale dominato dalla trap e dal rap. I Matricola, giovane rock band milanese, si è ispirata fin dagli inizi ai suoni punk e alternative degli anni ’90.
La band nasce nel 2017 dall’unione di quattro ragazzi: Tommaso Petrò, Thomas Brambilla, Tommaso Grilli e Davide Mastronardi.
Il nostro viaggio nella scena indipendente ed emergente continua, per sostenere la musica in un momento molto difficile per gli artisti.
La scelta punk, rock è sempre molto decisa, controcorrente di questi tempi. Non vi fate mai scoraggiare dal dominio nel mercato musicale, della trap e rap?
È vero, quella di fare rock nel 2020 è sicuramente una mossa anticommerciale, ma la cosa non ci turba più di tanto perchè è ciò che ci piace fare. Non è mai stata una scelta tra una o l’altra, sono due mondi che coesistono, uno più recente, l’altro più datato, ma non ci preoccupa il fatto che la trap stia dominando la scena musicale, non abbiamo iniziato a suonare solo per ottenere qualche tipo di riconoscimento.
Come è nata l’esigenza di portare avanti la musica rock? Quali band di riferimento, quali artisti?
E’ nata spontaneamente; i nostri ascolti sono sempre stati di stampo rock ‘n’ roll, quindi ci è sembrato naturale suonare questo tipo di musica. Per quanto riguarda gli artisti di riferimento abbiamo un bel miscuglio di influenze nel gruppo: chi ascolta buone dosi di metal ogni giorno, chi di rock un po’ più classico, molto punk rock e tanto rock italiano. Se dovessi citare qualcuno che ci ha influenzato molto nella nostra musica direi Green Day, Zen Circus e Ministri, che sono band bene o male ascoltate da tutti noi
Il 26 giugno è uscito il vostro EP, “L’Ottavo giorno della settimana”, anticipato dall’omonimo singolo. Quanti sacrifici nella scelta di essere musica indipendente ma anche quanta libertà nella scelta?
Ti dico la verità, io non parlerei di sacrifici. I primi passi di una band nel mondo musicale sono faticosi ma sono passaggi necessari e senza molte alternative. Certo, bisogna metterci sempre soldi di tasca propria, però è l’unico modo di fare le cose al momento. Ovviamente poi hai tutta la libertà che vuoi per quanto riguarda la musica e tutto ciò che sta attorno, dato che non devi rendere conto di niente a nessuno, e questo – secondo me – è il bello della sfera indipendente.
La crisi post Covid della musica, in particolare indipendenti e emergenti, più le maestranze lavorative: una vostra riflessione su questo.
Per quanto riguarda la crisi legata al Covid, è una situazione che ha spiazzato un po’ tutti, anche se sembra che il mondo musicale dovrà cavarsela per i fatti suoi. È chiaro che questo è un periodo strano per qualunque band emergente, perché si trova lontano dai palchi e non ci potrà salire per un po’ a quanto pare. Tutto questo è abbastanza scoraggiante, soprattutto se si considera che i locali che fanno musica dal vivo stanno chiudendo uno dopo l’altro, in mancanza di supporti esterni. Sarà tutto cambiato quando si potrà tornare a fare concerti; è un ‘incognita un po’ per tutti ma bisogna vederla come un ostacolo in più da superare, non come un muro contro cui sbattere, altrimenti dobbiamo prepararci a un mondo in cui le band nascono e crescono online, in mancanza di occasioni in cui suonare di fronte alle persone in carne ed ossa. Questo è qualcosa che dobbiamo assolutamente evitare, perché renderebbe la realtà delle band emergenti quasi evanescente e ciò porterebbe a una riduzione drastica di gruppi che decidono di imbarcarsi nella missione musicale.
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