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Gianni Mauro dei Pandemonium: il libro e il corto. Storia di femminicidio

Gianni Mauro dei Pandemonium: il libro e il corto. Storia di femminicidio

di Alessandra Paparelli

Intervista a Gianni Mauro, storico leader dei Pandemonium.

Hai girato il film cortometraggio “Mia per sempre” ispirato a un tuo racconto “In un concerto dedicato a te”, tratto dal tuo libro “L’Agenda Verde-Storielle ovviamente disorientanti”. Parlaci del corto, la protagonista è Mia, tratta un tema purtroppo molto attuale, il “femminicidio”. La cronaca è tristemente piena. Parlaci del tuo libro. 

Alcuni mesi fa presentai la mia divertente autobiografia intitolata “Sono un premio No-Bel” a Cava dei Tirreni, provincia di Salerno. In quell’occasione venne a trovarmi una mia amica attrice, Margherita Bisogno, che mi presentò il regista Fausto Di Lorenzo. Mi proposero di fare un Film-Corto, in cui fossi l’attore protagonista. Mi chiesero anche se avessi un soggetto con forti tematiche. Mi ricordai di un mio libro pubblicato qualche anno fa “L’AGENDA VERDE-Storielle orientativamente disorientanti”, che conteneva un racconto “In un concerto dedicato a te”, che trattava di un “femminicidio” perpetrato da un ragazzo di 17 anni nei confronti di una ragazza di 14 anni. I protagonisti della Storia erano Gianni e Silvana. Gianni, innamorato follemente di Silvana, per paura di perderla, prima o poi, decide di “Fermarla Nel Tempo”. Così facendo Silvana sarebbe diventata “Mai più di nessuno”. Quando lo feci leggere loro, ne rimasero entusiasti. 

Nel corto viene alleggerita la tematica, come mai? Hai anche cambiato il nome?

Sì, ho stabilito che la ragazza invece di Silvana si sarebbe chiamata “Mia”, perché questo nome avrebbe sottolineato, ancora di più “il senso del possesso”. Il titolo del corto sarebbe quindi stato “Mia per sempre”. Poiché il mio racconto aveva un finale troppo cruento e cioè “il Ragazzo Gianni colpiva ripetutamente la Ragazza Silvana con una pietra fino a renderla esanime”, concordammo io e lo sceneggiatore di alleggerirla. Stabilimmo poi nel corto che il ragazzo di nome Gianni avrebbe perso, da piccolo, i genitori in un incidente stradale e questo avvenimento lo avrebbe traumatizzato, lasciandolo successivamente in una sorta di “squilibrio mentale”. E proprio questa mancanza della madre avrebbe acuito in lui la ricerca ossessiva di una figura femminile. “Mia” (Silvana nel racconto) avrebbe sostituito la figura materna e il suo “sconsiderato amore”, nei suoi confronti, lo avrebbe portato a decidere in momento di “Inquietante Delirio” di “fermarla nel tempo”. Per fortuna, in uno sprazzo di “Lucida Coscienza”, avrebbe finito “solo” per somministrarle un potente sonnifero: rendendola, come in una favola, una “Biancaneve addormentata”.  

Che atmosfera si respira, dal corto?

Il corto è girato in un’atmosfera onirica, surreale, tanto da lasciare allo spettatore dei contorni molto “sfumati”.

Perchè hai scelto di collocare la storia negli anni ’70? Cosa ti resta di quel periodo, pieno di sconvolgimenti politici, sociali e culturali? C’è poi un salto temporale che mi ha incuriosita: parlacene.       

La storia iniziale è ambientata negli anni “post-sessantottini”, proprio perché li ho vissuti ed ero stato in quegli anni un “extra parlamentare di sinistra” e anche perché, anche se romanzata, avevo davvero avuto una storia d’amore molto delicata con una ragazza che si chiamava Silvana. Il racconto contenuto nel libro, raccontava questa mia storia reale; dunque, anche se romanzandola, l’avevo trasformata moltissimo, rendendola una narrazione con risvolti drammatici.

Come sintetizzi il passaggio, il salto temporale?

A proposito proprio del salto temporale, nel corto Gianni, il ragazzo, a causa della sua situazione di “Instabile Equilibrio”, frequenta un centro di recupero riabilitativo per “giovani disadattati”. La Comunità grazie alla presenza di esperti e preparati educatori, riesce pian piano a farlo uscire dalla sua situazione di estremo disagio e a fargli intravedere una nuova vita possibile. Gianni, bravissimo chitarrista, grazie a questa “spinta propulsiva” donatogli dagli educatori, diventa un cantautore affermato. E a sua volta, fino ai tempi nostri, diventa lui stesso un importante educatore di quel centro di recupero. 

La musica è il loro filo conduttore?

Certamente.La canzone che ho scritto è malinconica e delicata per Il Film-Breve ed è colonna sonora, filo conduttore e Leit-Motiv del Cortometraggio.

Cosa rappresenta e ha rappresentato la musica, per te?

La musica è stata fondamentale nella mia esistenza. Ho imparato a suonare la chitarra a 13 anni ed è diventata la mia amica più cara. 

Gianni, un ricordo dei tanti grandi nomi con cui hai collaborato: chi hai nel cuore e perché? 

Due nomi su tutti, Gabriella Ferri e Rino Gaetano. Un pensiero particolare va all’adorata Gabriella Ferri, che aveva grande stima di me come persona e come autore. Fu proprio grazie a lei che incise in un suo doppio album, nel 1977, la mia malinconica canzone “Lunedi”, ho acquistato la stima come compositore da parte di tantissimi grandi artisti. Posso dire che Gabriella mi ha aperto “porte importantissime”. Naturalmente c’è un’altra persona a me molto cara, Rino Gaetano, con cui, oltre a condividere la partecipazione al Festival di Sanremo ’78 con la sua strepitosa canzone “Gianna”(facevo nel brano “il corista demenziale” insieme ad altri tre cari amici, Angelo, Monica e Angiolina), ho condiviso una bella amicizia e una condivisione di forte interesse per alcuni grandi letterati, quali Ionesco, Majakovskij, Karl Valentin. Rino era una persona speciale, oltre ad essere un sensibile autore, era un uomo umile e gentile.

A questo punto ti chiedo di regalarci un ricordo, un aneddoto, di Rino Gaetano

Quando andammo a Sanremo, La Rai aveva deciso di farci vestire molto eleganti: Angelo ed io avremmo dovuto vestire in smoking e le due ragazze, Angiolina e Monica, in abiti eleganti. Rino disse: “Non se ne parla proprio! I ragazzi devono essere autentici, spontanei, così come sono. Perché volete costringerli in abiti formali e convenzionali?”  Vinse lui! Un altro episodio che Rino ci raccontava e ci rideva sopra, fu quando partecipò a una serata dedicata ai cantautori emergenti e il conduttore, nel presentarlo disse: “E adesso è il momento di un cantautore che si sta affermando sempre più, per il suo essere paradossale e trasgressivo. Ecco a voi: “Mino Reitano!”

Un’ultima curiosità: come è nata l’esigenza del tuo ultimo libro e poi del corto, del racconto? Esigenza narrativa e filo conduttore?

Anche se molti mi conoscono per la mia vena ironica e dissacrante come autore di canzoni, ho pubblicato libri di narrativa in cui esprimo “l’altro me stesso”. Nel libro di racconti “L’Agenda Verde”, da cui è tratto il passo che ha ispirato il corto, ”Le storielle Disorientanti” tratto tematiche molto forti, quali “il disagio dell’esistere”, “Il mal di vivere”, “lo spleen” di cui parlava Baudelaire. Non a caso quando scrivo mi ispiro fortemente ad autori che amo quali Pessoa, Pirandello, Tolstoj, Gogol, Heinrich Boll, giusto per citare qualcuno.

Inevitabile parlare di Coronavirus: aderisci all’hastag #iorestoacasa?  Abiti a Mentana, cittadina ora fulcro di numerosi contagi. Come stai vivendo questa tragedia, la gestione di una emergenza nazionale? Come ti sei organizzato in casa?

Il drammatico momento che stiamo vivendo a causa del Covid-19, è sicuramente preoccupante per tutti i nostri connazionali e inquietante. Ma io non mi butto giù facilmente, ho sempre reagito nella mia vita. E’ forte in me la resilienza! Ho attraverso momenti bui, anche per problemi di salute ma non mi sono mai fatto sopraffare dall’angoscia. Ogni volta che sono caduto, mi sono “rialzato” e sono andato avanti con maggior forza e ottimismo di prima. Il mio lavoro di scrittore, di autore, mi ha aiutato molto ed è sempre stato una spinta propulsiva per rimettermi ogni volta in gioco e cercare sempre un orizzonte oltre l’orizzonte. Certo, la situazione nazionale e anche a Mentana dove abito, è molto “critica”. Ma anche in questo momento difficile, anche se #iorestoacasa ho molta voglia di reagire.  Sto ultimando la scrittura di un nuovo libro di racconti e ho scritto alcune canzoni. 

La morte di Detto Mariano, musicista del clan Celentano.Mentre l’articolo è pronto per andare online, in queste ore è venuto a mancare, causa Coronavirus, Detto Mariano, un artista e musicista pregiato, tra l’altro un pilastro del Clan Celentano, un gruppo di artisti davvero in gamba che con Adriano Celentano contribuì a portare innovazione e creatività nella musica italiana. Amico di vecchia data di Gianni Mauro, abbiamo raccolto il suo personale ricordo addolorato dell’artista scomparso qualche ora fa, a 82 anni, dalla sua pagina Facebook: “Sono stravolto dal dolore, il mio caro amico, grandissimo musicista, con cui ho collaborato per una vita, Detto Mariano, non ce l’ha fatta. Maledetto Coronavirus! Non ho più lacrime da piangere”. 

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