Home Cronaca Coronavirus, “uscire per sigarette non è necessità”: la procura di Tivoli dopo un caso

Coronavirus, “uscire per sigarette non è necessità”: la procura di Tivoli dopo un caso

Coronavirus, “uscire per sigarette non è necessità”: la procura di Tivoli dopo un caso

“Uscire per comprare le sigarette non configura una situazione di necessità”. E’ così per il pubblico ministero della procura di Tivoli che, chiudendo le indagini preliminari per un uomo fermato la scorsa notte a Formello, di fatto ha passato al vaglio una delle “giustificazioni” più in voga a poche ore dall’uscita del Decreto che detta le limitazioni agli spostamenti per il contenimento del Coronavirus, oltre che stigmatizzato i comportamenti superficiali in questa situazione. “Le ragioni di necessità – è la chiara interpretazione della procura – devono riferirsi a una situazione determinata da impellenti e non differibili esigenze ovvero di spostamento diretto allo svolgimento di un’attività indispensabile per tutelare un diritto primario non altrimenti efficacemente tutelabile. L’interpretazione non può che essere stringente alla luce della ratio della normativa emessa per prevenire il contagio dal Covid-19”. Da qui il reato di inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità. 

Ma l’uomo bloccato dai carabinieri l’altra notte, avendo compilato l’autocertificazione richiesta per lo spostamento, dovrà poi rispondere anche di falsa dichiarazione a pubblico ufficiale: ha dichiarato di essere uscito per comprare le sigarette ma la giustificazione è risultata pure inverosimile. E’ stato, infatti, fermato dai carabinieri di notte, ad una distanza da casa sua inferiore a quella in cui è stato intercettato c’è una rivendita di tabacchi h24 e lui aveva pure con sé dieci sigarette. 

E’ stato fermato alle 2,20 della notte tra il 10 e l’11 marzo dai militari della stazione di Le Rughe a Formello, mentre percorreva in auto la Cassia bis in direzione Roma-Viterbo. E non può dubitarsi che non sapesse del Decreto: “Non solo sotto il profilo formale, per il rispetto della pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 9 marzo 2020, ma anche perché ne è stata data ampia pubblicità dai mezzi di comunicazione”. 

Perciò le considerazioni finali del pm mandano un chiaro messaggio che stigmatizza la superficialità di chi contravviene alle misure di contenimento del virus: “L’indagato – scrive – doveva essere certamente al corrente della normativa e ha ritenuto di violarla incurante delle possibili conseguenze sulla salute pubblica adducendo una scusa non credibile. In concreto l’indagato, allo stato degli atti, ha fatto prevalere il suo interesse personale ad uscire di casa (per ragioni non note ma certamente non riferibili ai casi consentiti) dimostrando di non avere alcuna cura per l’interesse pubblico ampiamente pubblicizzato a contenere al massimo gli spostamenti, anche all’interno del comune di residenza, per prevenire un ulteriore contagio, dunque per ragioni di salute stringenti e per dovere di solidarietà inderogabile sociale previsto dall’articolo 2 della Costituzione”. RedCro

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