“Difficile che arriviamo a fine mandato”, è la prima volta dall’inizio dell’avventura cinque stelle a Guidonia Montecelio che l’ombra delle elezioni anticipate diventa reale sul palazzo bianco razionalista. L’ultimo caso esploso nel governo è lo strappo dell’assessore al Personale Adriana Calì: una lettera di fuoco con cui denuncia i metodi di gestione, in mano a pochi, l’estromissione ai suoi danni nelle decisioni che attengono i dipendenti e il rapporto con il sindacato, fino alla “mancanza di rispetto” del sindaco Michel Barbet e della segretaria generale Livia Lardo nei suoi confronti. A quanto sembra la goccia del vaso già colmo sarebbe stato l’invio di una quarantina di lettere ai dipendenti, fatta a sua insaputa, senza coinvolgerla. Ma la Calì mette sotto accusa un metodo: “Sin da subito ho evidenziato la mancanza di comunicazione e di coinvolgimento nei miei confronti nei vari processi che riguardavano le risorse umane, prima da parte del segretario generale e più recentemente da parte del dirigente al personale”. E la musica non è cambiata, anzi se possibile peggiorata. Tanto da spingere la Calì a firmare le la lettera di dimissioni. Eppure è accaduto l’impensabile: la lettera infatti è stata oggetto di un invio sbagliato via mail, insomma c’è stato un problema tecnico così non è passata dal protocollo. La Calì formalmente ancora è in carica anche se fuori per malattia qualche giorno e il sindaco le avrebbe sollecitato ieri mattina di formalizzare di nuovo compiutamente le dimissioni. Se ne parlerà mercoledì. Il caso Calì ha generato un nuovo fronte di fibrillazione interna ai cinque stelle. Gran parte della maggioranza è schierata con la Calì, ritenuta un assessore serio e competente: una perdita che la squadra non può permettersi. Ma cosa c’è dietro? Se da una parte la Calì accusa l’amministrazione di andare avanti a velocità “bradipo”, dall’altra sembra costituirsi in maniera sempre più plastica un fenomeno davvero non nuovo a Guidonia. Il sindaco Barbet e il cerchio magico quattro punto zero, si potrebbe dire così, con il centro di gravità permanente nell’assessore Elisa Strani. La delegata di cultura e pubblica istruzione ha gli occhi puntati su di sé. C’è un fronte interno alla maggioranza che la vuole fuori per due ordini di ragioni: il livello del lavoro svolto non è all’altezza, e la sua mano sulle decisioni del sindaco è sempre più forte. La Strani dal canto suo sta cercando di spingere più provvedimenti possibili in Giunta in modo da avere, carte alla mano, prova del proprio buon lavoro. Meccanismi che non fanno che inasprire ancora di più gli animi mentre il caso numero uno non è affatto risolto. Sono due infatti gli assessori in uscita. La Calì e Davide Russo. Il sindaco ha chiesto al suo vice “un passo di lato”, tradotto: dimissioni. L’esito di una vicenda incredibile scoppiata sul doppio incarico, brandito per ben altri attacchi nei confronti di Russo. I rapporti interni tra il vice e i tre dissidenti che ne hanno chiesto la testa politica, il presidente Angelo Mortellaro, Laura Santoni e Claudio Zarro sono irrecuperabili. Visto che il caso Sicilia si è sgonfiato, l’unica ragione per la quale Barbet può aver chiesto a Russo di andarsene è la pressione dei dissidenti sul futuro del governo. Ma la reazione del sindaco che ha lasciato i tre nei loro incarichi nonostante il voto di astensione sul caso Russo, agita le acque ancora di più tra i consiglieri che non si riconoscono in questo tipo movimento. Al punto che gli sbocchi oggi diventano imprevedibili.
[parentesi quadra] è a cura di Gea Petrini
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