Home Cronaca Omicidio Monterotondo, Debora dopo il ferimento del padre: “Non mi lasciare, ti voglio bene”

Omicidio Monterotondo, Debora dopo il ferimento del padre: “Non mi lasciare, ti voglio bene”

Omicidio Monterotondo, Debora dopo il ferimento del padre: “Non mi lasciare, ti voglio bene”

Quindici giorni al massimo per sciogliere ogni dubbio sulla posizione di Debora, la 19enne di Monterotondo che domenica scorsa ha inferto un colpo mortale al padre durante una colluttazione seguita ad una serie di aggressioni dell’uomo alla mamma e alla nonna. “Oggi – ha spiegato ieri il procuratore capo di Tivoli, Francesco Menditto – è stata liberata dagli arresti domiciliari e se, per adesso, è indagata per eccesso colposo di legittima difesa, ci sono elementi tali da farci viaggiare verso una legittima difesa piena, il che significa che la tendenza è ad archiviare la sua posizione dichiarando la non punibilità”. Menditto, nella conferenza di ieri, ha tracciato i contorni del clima familiare, di anni: “Lui aveva l’atteggiamento del tipo “a casa mia comando io”, mentre erano le donne a reggere tutto: la compagna ammazzandosi di lavoro, faceva la domestica, la nonna con la pensione e la ragazza che guadagnava qualche soldo anche facendo la cameriera”.  

“Papà, non mi lasciare, ti voglio bene”

Un interrogatorio drammatico quello in cui la ragazza, di fronte al pm, ha ricostruito l’incubo di una famiglia sotto pressione continua, tra paura e terrore, e il terribile epilogo di domenica mattina. Piangeva Debora e si disperava perché loro, tre donne, avevano sopportato sempre e sperato di salvarlo. Quella mattina lui, che era rientrato già ubriaco e aveva seminato il panico in casa, “ha persino chiesto alla compagna di andare a comprargli da bere – ha sottolineato il procuratore – e lei è andata per calmarlo”. Poi la tensione è salita ancora, le donne hanno deciso di scappare dall’appartamento: “Ora basta, ti denunceremo”. Davanti alla porta la tragedia quando lui ha cercato di riportale dentro: colpiva la compagna, strattonava l’anziana madre malata. E poi quel gesto che aveva fatto tremare di terrore Debora tante altre volte: il braccio del padre chiuso a morsa intorno al collo della madre. Da qui la reazione. La ragazza aveva il coltello che si era portata da casa e, nella colluttazione (“molto aspra – ha ricostruito il procuratore -, con calci e pugni”), l’uomo è stato colpito sotto l’orecchio. Le aveva urlato “papà, fermati”. Lo hanno subito soccorso le tre donne. “Non mi lasciare, ti voglio bene”, sono le parole disperate che anche i testimoni hanno sentito pronunciare a Debora. Ma le condizioni erano gravissime: è morto pochi minuti dopo l’arrivo in ospedale. 

Il contesto

“Nessuno va colpevolizzato perché chi cerca di contenere certe situazioni è un’eroina” ha sottolineato il procurato Menditto, una premessa per mettere in guardia da situazioni che portano su strade di non ritorno. L’unica denuncia per maltrammenti in famiglia è del 2014, anno in cui era stato anche in carcere per resistenza a pubblico ufficiale. Poi più nulla, mentre in quella casa minacce e aggressioni erano continue. “Uscito dal carcere – ha detto la donna durante l’interrogatorio- ero convinta che si fosse pentito ed aveva deciso di guarire, noi volevamo curarlo, lo abbiamo ripreso in casa. Non ci siamo rivolte ai carabinieri perché avevo paura che potessero intervenire i giudici e togliermi mia figlia. Avevo il terrore che si potesse dire che non avevo protetto mia figlia”. Un monito del procuratore anche sul comportamento dei vicini, di chi spesso (“succede continuamente in Italia, tutti i giorni”) sottovaluta situazioni esplosive e non segnala, non interviene: “Ci hanno riferito “ho sentito le solite grida, succedeva continuamente”, “è accaduto stanotte quello che avviene abitualmente”, “non mi sono neanche allarmato perché non era nuovo a simili comportamenti, era peggiorato di continuo  minacciava l’anziana mamma e la compagna”, oppure “ho sentito che discutevano animatamente, non volevo impicciarmi”. Lo ha ripetuto tre volte che ha preferito non impicciarsi. Questo è il contesto che in Italia si registra tutti i giorni in centinaia di di situazioni”. RedCro

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