Home Cronaca Gli scatti di Miroballo che raccontano la sua Guidonia in mostra

Gli scatti di Miroballo che raccontano la sua Guidonia in mostra

Gli scatti di Miroballo che raccontano la sua Guidonia in mostra

di Virginia Gigliotti

“Faccio fotografie dal ’95, quando ancora c’era la pellicola. Scatto con il piacere di farlo, il lavoro è venuto dopo”. Così si racconta Tony Miroballo, fotografo originario di Marcellina e cresciuto a Guidonia, che fino al 9 novembre espone i suoi lavori in una mostra nel negozio One Stop Shop Italia di Largo Falcone 2 a Guidonia Montecelio, con immagini dedicate al territorio. La mostra descrive proprio il rapporto che l’artista ha la con la città. “Non ho mai avuto un gran rapporto con Guidonia – spiega il fotografo – ma questo dipende da me e da come sono fatto. Io e Guidonia ci siamo frequentati ma senza mai incontrarci veramente. Un fotografo sta sempre fuori dalla scena e questo mi porta ad essere esterno al mondo, e così ho vissuto anche Guidonia. La mostra è la mia visione della città, luoghi che ho sempre guardato e a cui adesso ho deciso di dare importanza attraverso la fotografia, come il Comune o la Pineta”. Nato in casa a Marcellina, Miroballo si è trasferito all’età di tre anni a Guidonia dove vive da quarant’anni. La passione per la fotografia, poi diventata professione, nasce per gioco negli anni ’90. “Lavoravo al mercato con mio padre e parallelamente facevo fotografia a livello amatoriale. Nel 2000, con l’avvento del digitale, ho comprato una reflex, e subito ho capito che sarebbe stata il futuro – continua -. Ho iniziato la mia carriera da fotografo affiancando un mio collega che si occupava di fotografia di cerimonie, e con quella esperienza ho appreso la tecnica e la professione. Quando ho capito di aver raggiunto un livello soddisfacente ho iniziato lo studio del rapporto della fotografia come forma e come segno”. Per Miroballo la fotografia è essenzialmente un mezzo per dire e comunicare qualcosa, partendo da un concetto o da un’idea da raccontare.  La particolarità dei suoi scatti sta nella quasi totale assenza di ritratti, prediligendo invece i paesaggi. “Non ritraggo quasi mai persone nelle fotografie, questo perché uno scatto può solo rappresentare un aspetto di quella persona, e non la persona come è realmente. Si ritrae quello che il soggetto vuole far trapelare di lui e quello che il fotografo coglie o vuole cogliere in lui, perciò il gap fotografico non è veritiero. Preferisco fotografare paesaggi perché nel luogo c’è sempre la a presenza dell’uomo anche solo come segno, una presenza come assenza”. dell’uomo anche solo come segno, una presenza come assenza”.

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