Home Cronaca Cave Guidonia, notte di protesta: gli operai ancora in Comune, è presidio permanente

Cave Guidonia, notte di protesta: gli operai ancora in Comune, è presidio permanente

Cave Guidonia, notte di protesta: gli operai ancora in Comune, è presidio permanente

Notte di protesta per i lavoratori delle cave rimasti in Comune nel presidio permanente annunciato intorno alle dieci di ieri sera, dopo l’ennesimo lungo vertice con il sindaco di Guidonia Montecelio Michel Barbet. “Non ce ne andiamo finché non avremo risposte certe”, e l’amministrazione accorda l’uso dell’aula consigliare, la parte destinata alla platea, gli operai trascorrono lì la notte, su quelle panche di legno. E’ una giornata che non si dimenticherà il lunedì dello sciopero generale per difendere il posto contro la chiusura delle aziende e i licenziamenti. Un lunedì di fuoco per l’amministrazione cinque stelle, che subisce la pressione dei lavoratori, dei sindacati, degli imprenditori, assediati sotto le finestre per ore e ore. Un turbine di incontri con le delegazioni. E’ ormai sera quando la trattativa appare arenata. Si chiede di togliere di mezzo la revoca all’autorizzazione della Str, arrivata il 13 agosto, con un blitz, nel pieno del tavolo regionale e delle verifiche in corso, di sbloccare le proroghe per scongiurare una valanga che trascinerà giù più di dieci aziende. Nell’ultimo vertice in sala Giunta, serale, al tavolo ci sono i sindacati, i lavoratori, l’azienda, i consiglieri di opposizione del Pd Emanuele Di Silvio, Mario Lomuscio e Paola De Dominicis, l’amministrazione capitanata da Barbet. Sotto in piazza, alla luce dei lampioni, ancora più di cento operai. Le notizie che arrivano dall’interno non sono buone, il vertice è concitato, fuori monta la tensione. “Sono incartati”, è la sentenza delle nove passate, finché sul tavolo non vengono messe su indicazione di un professionista esterno consultato dall’azienda, tre soluzioni amministrative possibili per uscire dal tunnel. La prima, più squisitamente amministrativa, è quella dirigenziale: l’architetto Paola Piseddu potrebbe cioè sospendere gli effetti della revoca, e non ritirare l’atto quindi, fino al pronunciamento del Tar nel merito, tra tre mesi. Le altre due vie d’uscita, richiedono una presa di posizione più politica, un atto del sindaco o una delibera della Giunta. Sono quasi le undici quando escono dal Palazzo. E’ Barbet, visibilmente provato e in difficoltà, circondato dai suoi più stretti, ad annunciare la disponibilità a verificare la fattibilità della prima ipotesi insieme alla dirigente. Usa toni pacati, ma dall’altra parte le parole – disattese a più riprese – non bastano più. “L’amministrazione si è impegnata per impedire i licenziamenti – dice ai lavoratori Claudio Coltella della Fillea Cgil – attendiamo per domani la risposta definitiva che metta l’azienda nelle condizioni di lavorare. La discussione è stata lunga e accesa, da parte nostra c’è la necessità di mantenere un controllo, quindi riteniamo necessario mantenere un presidio permanente nella sala della platea del consiglio comunale. Questa notte e a oltranza fino a che non avremo risposte”. Intanto sono tornati anche altri consiglieri di opposizione, i civici Mauro De Santis e Mario Proietti, la leghista Giovanna Ammaturo, e arriva Arianna Cacioni, che non si era vista durante la giornata. A mezzanotte passata sono ancora lì, seudti sulle scalette, con la polizia municipale sulla balconata dell’aula, le forze dell’ordine in piazza. Gli operai non mollano in attesa del martedì decisivo.
geape.

qui sotto i consiglieri di opposizione, Emanuele Di Silvio, Mario Lomuscio, Giovanna Ammaturo e sotto da sinistra Mario Proietti, Arianna Cacioni e Mauro De Santis

 

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