Home città Guidonia Stagione dei congressi Pd, a Guidonia non si vedono colombe. E’ guerra interna

Stagione dei congressi Pd, a Guidonia non si vedono colombe. E’ guerra interna

Stagione dei congressi Pd, a Guidonia non si vedono colombe. E’ guerra interna

Sotto traccia più che mai, si avvicina a grandi passi il congresso del partito democratico a Guidonia Montecelio e in provincia di Roma. Insomma, la clessidra ha messo il turbo considerando che ottobre è il mese nel quale i dem della terza città del Lazio – come il resto dei circoli – dovranno scegliere il nuovo segretario e relativo gruppo dirigente. Partendo da quel che si sa, intanto c’è il tesseramento che si chiude il 25 settembre. Il termine vale per i nuovi iscritti, i “vecchi” avranno tempo invece fino all’ultimo giorno prima del conclave per rinnovare l’adesione. Fin qui, le regole. Anche a Guidonia quindi ma lo stesso vale per Tivoli (dove una domanda aleggia senza sosta, Alessandro Fontana si ripresenterà?), Mentana, Fonte Nuova e via lungo l’intera provincia, i circoli andranno a congresso tra il 12 e il 22 ottobre, e l’assemblea provinciale ci sarà a fine mese. A guidare il piddì oggi è Rocco Maugliani, la sua candidatura per un altro giro di corsa a capo della federazione è scontata, formalmente comunque i termini per farsi avanti si chiudono il 2 ottobre. Ci saranno competitor? Chissà. La pace provinciale tra le correnti non c’è da un pezzo, anche se i rumors riportano di colombe in azione tra i pezzi da novanta.

Ne servirebbero stormi a Guidonia dove il partito democratico è uscito con le ossa rotte dalle elezioni amministrative, nonostante gli anni di opposizione all’ex governo Rubeis, e in un’apoteosi di divisioni. Agosto non ha placato gli animi più di tanto, si è visto con le prime battute di lavoro in consiglio, dove il gruppo a quattro del piddì non è riuscito nemmeno a votare il capogruppo – vista la parità – e alla fine Simone Guglielmo si è preso la medaglia del ruolo grazie al fiume di voti guadagnati nelle urne e al regolamento che glielo ha affidato. Il partito è commissariato dalla presentazione delle liste per le elezioni quando la testa di Mario Lomuscio – oggi consigliere – fu chiesta dagli oppositori vincenziani di Emanuele Di Silvio come segno di tregua. Lomuscio si è dimesso ma la tregua non c’è stata, e dopo quelle primarie da urlo se ne sono dette di cotte e di crude per settimane fino al voto che tra gli ammutinamenti interni e i molti errori del candidato sindaco hanno decretato la sconfitta del Pd al ballottaggio. Giusto Di Silvio ha cercato colpevoli in ogni dove per la debacle da secondo turno, facendo capire comunque di voler giocare ancora un ruolo da protagonista. Con questo spirito si è fatto avanti per il ruolo da capogruppo che poi però non ha preso. Due blocchi quindi si contrappongono nel Pd, ma forse non del tutto granitici. Uno è composto appunto dai vincenziani, una corrente diventata composita e di peso quando a Guglielmo si è unito il gruppo di Domenico De Vincenzi, rappresentato in assise dalla stra votata Paola De Dominicis. L’altro è quello che ha supportato Di Silvio candidato sindaco, un fronte eterogeneo in quanto a sensibilità politiche, dai ferriani (diciamo così) agli astorriani, passando per altri pezzi importanti come quello rappresentato in città dall’ex consigliera Patrizia Carusi. La geografia resterà la stessa per il congresso? E con quali obiettivi? Bocche cucite sui nomi dei papabili leader. Ma che il segretario sarà unitario, appare proprio impossibile.
Gea Petrini

Leave a Reply